Festa di San Michele - Carmignano - Prato


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San Michele 2013 - Rione Bianco - L'ultimo colore

2013

-


presenta

L'ultimo colore

A volte persino il silenzio può essere assordante. A volte il silenzio può addirittura fare male e urlare dentro con voci di tenebra.
Eppure basta il silenzio per visitare questa mostra. Entrando nella Sala Consigliare del comune di Carmignano ci si trova al centro di un grande teatro, circondato da quinte che assumono le sembianze di esseri umani.
Volti di perfetti sconosciuti che ti scrutano nel profondo: adulti e bambini che recano sulla pelle i segni di un tempo senza tempo, come solchi lasciati sul terreno.
Occhi penetranti che ti seguono ovunque con una violenza placida, a ricordare la loro invisibile presenza su questo mondo, come a dire eccomi sono qui, non ho nient’altro da offrirti se non me stesso.
Il loro è un mondo senza peccato e che sperimenta nell’ignoranza della superficialità la più alta forma di civiltà.
Questi uomini e queste donne raccontano di danze tribali, di tramonti rosso fuoco, del blu della notte che macchia la loro pelle e del fruscio della sabbia del deserto che si attacca ai vestiti neri delle donne, alle mani e ai piedi nudi
”.

È da questa mostra, da questo dipingere frenetico e realistico che inizia la storia che quest’anno abbiamo deciso di raccontare. Una storia fatta di storie, dove ogni storia inizia con il finire di un’altra storia. Per delineare il percorso di una vita non servono parole per raccontarla perché bastano le immagini immobili, catturate su una tela e consegnate al trascorrere del tempo. Ciò che conta però non è colui che le ha disegnate, che le ha riprodotte: per la prima volta le opere vivono anche senza il suo artista, perché in quegli occhi, in quegli sguardi è nascosto un pezzo di tutti noi. Sono nascosti i silenzi, le paure, le ombre, la diffidenza che portiamo dentro nei confronti di chi è diverso da noi. Diverso per razza, religione, sesso. Diverso semplicemente perché non riflette nello specchio la nostra stessa immagine, e questo ci impaurisce.

Gino Balena ha catturato queste immagini: della sua diversità ha fatto un’arte. E’ tuttavia colui che da regista ha lasciato un segno indelebile nella storia del nostro Rione e che a distanza di 40 anni ancora tenacemente resiste. E’ la mano che ha dipinto queste opere sconfiggendo i muri eretti dall’ignoranza delle menti, cercando nella sua vita gli emarginati, i rifiutati, i diversi, arrivando a mescolarsi con loro perché lui si è sempre sentito uno di loro e non lo ha mai rinnegato.
Nelle sue opere c’è qualcosa che profuma di rivoluzione e di cambiamento. C’è qualcosa che non nasconde e che, anzi, esce prepotente anche dai suoi dipinti: il desiderio di essere amato. E quei reietti incarnati sulle tele, con un tratto tanto efficace che ti aspetti che si muovano se li guardi con la coda dell’occhio, vengano guardati dall’artista “con tenerezza”, perché “non amare è impossibile”. Una lacerante fame d’amore che ha radici nella sua storia personale e dentro le storie di tutti noi che immobili restiamo davanti a questi frammenti della storia del mondo, con la paura negli occhi.
Ci insegna che per tornare ad essere uomini dovremo riscoprire le nostre origini e spogliarci delle maschere che ogni giorno indossiamo per paura di essere veramente quello che siamo, senza vergognarci del bene più prezioso che abbiamo: noi stessi. Questo è quello che ha fatto Gino e che ha cercato di donarci nella sua arte.

Arte e artista. Quale migliore connubio tra la genialità della creazione e il messaggio sociale. È questo quello che abbiamo riscontrato nell'arte di Gino Balena, un'arte povera che racconta storie come la sua, di emarginazione, di diffidenza, ma anche di accoglienza. Colori di tramonti di terre lontane, colori della pelle di uomini e donne tanto vicini. Ha un quadro per ogni storia Gino, e un colore per ogni emozione. Chissà che, cercando fra le sue opere, non si arrivi a scovare davvero l'ultimo colore.
Non sappiamo quale sia quell’ultimo colore e non sappiamo neanche se esista davvero: questa però non è la risposta quella che cerchiamo. Volevamo iniziare un viaggio, vivere delle emozioni senza pensare alla meta, goderci gli istanti, quei silenzi che ci portiamo dentro. Volevamo conoscere meglio noi stessi per arrivare a conoscere gli altri che sono diversi da noi solo apparentemente. Non abbiamo nessun messaggio sociale da lanciare e nessuna pseudo guerra da intraprendere, vogliamo solo accendere il cuore e spegnere il cervello, prenderci pochi minuti di tempo in cui vivere emozioni senza nessun filtro, senza avere paura di farlo. Gino Balena era l’unica persona che poteva aiutarci. Senza utilizzare le parole ma solo con le immagini dipinte, ci ha insegnato a fare della diversità un’opera d’arte e rompendo le gabbie ha regalato al mondo intero attimi ed istanti che resteranno per sempre nel cuore di tutti i carmignanesi, resteranno indelebili nei ricordi del Rione Bianco… ed apriranno il cuore a tutti coloro che avranno la fortuna di incontrarlo.

Alla disponibilità di
Gino Balena, alla sua forza e alla sua voglia di esserci in prima persona va il nostro ringraziamento più grande perché senza di lui tutto questo non sarebbe stato possibile.

Bibliografia: CIRRI V., 28/12/12,
Primo Mondo, Paesesera.

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Le foto sono gentilmente concesse da
Alberto Sforazzini Fotografo - Via Giotto - Poggio a Caiano


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