Festa di San Michele - Carmignano - Prato


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"Se nulla fosse"

LA SFILATA
Definire il tempo è cosa ardua, ma più facilmente lo si può fare attraverso la sua identificazione con la storia. E questa sera ci accingeremo a questo: a narrare ciò che è accaduto quando l’uomo ha cercato di misurare il tempo, volendo così mettere ordine al divenire. Dagli Etruschi fino ai giorni attuali, vedremo alcuni aspetti sull’evoluzione dei parametri di riferimento usati per scandire il ritmo della vita. Popoli arcaici e medioevali legati al “ tempo ciclico” che si ripete con la natura della terra e del cielo, oppure che si rinnova con il volere di un potere sovrano. Ed in ultimo vedremo rappresentato il “tempo lineare”, cioè il nostro tempo, quello scandito dal ritmo delle macchine e della velocità.
INTRODUZIONE
Voce 1: L’esperienza primaria di ognuno è quella di essere immerso nello spazio, in una dimensione entro cui i corpi coesistono e si muovono. L’organo della vista, che giunge più lontano degli altri, permette all’uomo di vedere persino le galassie. Nessuno dei cinque sensi lo mette invece a diretto contatto diretto con il tempo. Eppure, ognuno avverte suo il trascorre attraverso i mutamenti del mondo esterno o dei suoi stati interni. Ma le domande e i dubbi si affollano. Sono i movimenti dei corpi celesti a permettergli di misurare il tempo o è la sua anima che lo misura? Può esistere il tempo senza che qualcosa muti?

Voce 2:“io so che se nulla passasse non ci sarebbe il passato; se nulla avvenisse, non ci sarebbe futuro; se nulla fosse, non ci sarebbe presente”. (S. Agostino)

Voce Tempo:. Ho attraversato l’intera storia e rappresento il filo conduttore di tutto. Esisto e nessuno mi ha mai visto e toccato, sono un concetto sfuggente difficile da definire, sono un enigma. Sono io: il tempo.

INIZIO

Tempo dei fulmini
Voce 2: Strato dopo strato su questa terra, come veli di sudore, amore, odio, sangue, il tempo si è posato…Amico, nemico, visibile ed invisibile, scandito dalle stelle, dalle stagioni, da un Dio o da un padrone, dal rintocco del Campano, dallo scorrere delle lancette..L’occhio ha imparato e ha dovuto alzare lo sguardo per essere guidato, volente o nolente, libero o piegato..
Voce 1: Ma partiamo dall’inizio, dal primo strato, quello più profondo e antico..dove riposa la magnificenza di un grande popolo, presente nel territorio Carmignanese, che si nutrì delle risorse offerte dalle splendide colline del Montalbano… per poi lasciarci l’eredità della propria ricchezza culturale.. gli Etruschi..
Voce tempo :Il giorno ha inizio con l’alba in quel “prima” di tanti secoli fa.
Voce 1: Nella cultura etrusca un ruolo fondamentale era occupato dalla divinazione.. La vita di ogni essere vivente era predestinata, era già stata scritta dagli dèi fin dalla nascita...
Voce tempo: Gli uomini guardavano al cielo, s’interrogavano, consideravano, desideravano..

Voce 2: (Seneca)‘‘Gli Etruschi credono che le nuvole si urtino per far scoccare i fulmini. Infatti, dal momento che attribuiscono ogni cosa alla divinità, essi sono convinti non già che le cose abbiano un significato in quanto avvengono, ma piuttotosto che avvengono perché debbono avere un significato’’.
Voce 1: Il tempo così, scandito da quegli stessi astri era un eterno fluire a cui l’uomo non poteva che piegarsi per accettare la propria caducità sul mondo.
Voce tempo: Nulla di ciò che accade,avviene a caso.
Voce 1: Era l’aruspice, ovvero il sacerdote, che interpretava il segno dei fulmini scagliati dagli dei sulla volta celeste. Il cielo che si rifletteva sulla determinazione dello spazio sacro del Templum, era immaginato in 4 settori diviso dal Cardo e dal Decumano e dedicato a divinità diverse. Le più favorevoli erano le divinità del Nord-Est, Tinia e Uni, mentre i settori a Nord-Ovest erano i più infausti, ed erano dedicati ai demoni dell’oltretomba. A seconda dell’apparizione, di fulmini, di meteore o altri prodigi, l’aruspice interpretava e divinizzava la volontà degli dèi che governavano quel settore di cielo, creando ordine e razionalità. Ogni prodigio segnava il destino del popolo e anche l’inizio di un nuovo speculum.

2- Tempo divino
Voce Tempo: Dall’alba alla metà del giorno, dalla luce dei fulmini alla luce di dio.
Voce 2: Passando gli strati del rosso vivo delle battaglie, lasciamo il posto a tinte meno sgargianti che invitano alla meditazione..

Voce1:In periodo Medioevale sappiamo che il Montalbano fu a lungo conteso , ma le frequenti guerre e assedi non impedirono la formazione di comuni rurali .Così il territorio cambiava, si riorganizzava e si completava con la nascita di pievi e chiese minori. Emergevano nuovi protagonisti: frati, monaci e antichi pellegrini. Una storia racconta di 3 frati francesi di nome Allucien, Barontes e Justis che partiti da Cluny tra l’XI e il XII secolo dopo un lungo cammino si fermarono nel cuore del Montalbano dove costruirono ognuno di loro una abbazia. Come succede spesso la storia si fa leggenda e benché i tre monaci fossero lontani chilometri in linea d’aria, si racconta che si passassero vicendevolmente la mestola per murare pietra su pietra. Furono costruiti così i romitori di Sant’Alluccio e San Baronto e l’Abbazia di San Giusto che divenne nel tempo un punto di riferimento per tutti quei pellegrini che percorrevano la via Francigena. Erano i rintocchi della sua campana detta la Sperduta che assolveva il compito di guidare i viandanti spersi offrendo un rifugio sicuro al riparo dai lupi e dai briganti. Il pellegrinaggio medioevale, nel quale non si viaggiava da soli, ma tutti insieme, permetteva ad ogni devoto di recarsi in un luogo venerato. Il cammino era sempre molto lungo, si attraversavano molti territori ognuno dei quali diverso per cultura. Il passaggio continuo permise il contatto e la comunicazione , forgiando la comune base culturale, artistica, economica e politica dell’Europa moderna.
Voce 2:La luna si è fatta intera e luminosa molte volte per poi scomparire e crescere di nuovo. Muoversi, andare, camminare, vedere, scoprire e pregare..Passi nella polvere, impronte di un cammino, traccia di un pensiero, di un sogno, di una meta da raggiungere per offrire il proprio sacrificio in cambio della salvezza.
Voce Tempo: Sento ancora quelle voci, quei pensieri di speranza e di fede di come il divenire è vissuto in funzione di un altro tempo: quello divino che verrà solo dopo la morte…La vita è solo una breve parentesi dell’eternità.
3.Tempo del padrone
Voce tempo:“Per ogni cosa c’è una stagione, c’è un tempo per ogni scopo sotto il cielo: un tempo per nascere ed un tempo per morire, un tempo per seminare ed uno per raccogliere ciò che si è seminato, un tempo per uccidere e un tempo per guarire, un tempo per abbattere e un tempo per ricostruire”.
Voce2:Ancora tra le pagine della storia.. nelle stagioni di re e principi che legarono a se il destino dei loro sudditi… padroni assoluti anche per capriccio della vita altrui.
Voce2:”Sono stato hoggi à Artimino et credami Vostra Altezza che vi ho trovato una Primavera.”così parlò in una delle sue lettere allamoglie Cristina di Lorena, nel 1596, il Granduca Ferdinando I.
Voce1: Il granduca amava Artimino non soltanto per la caccia, ma anche per la salubrità dell’aria ed il clima particolarmente mite. Un giorno trovandosi in cima alla collina fece chiamare l’Architetto Bernardo Buontalenti e disse: “Intorno a questo luogo ove tu mi vedi, io voglio un palazzo che sia sufficiente per me e per tutta la mia corte; or pensaci tu e fa’ presto.”
Vennero così costruite la Villa Medicea La Ferdinanda ed il Barco Reale, ed il granduca vi si installò con la sua corte. Il Barco reale era una riserva che copriva gran parte del territorio dei comuni di Carmignano e di Poggio a Caiano. Il suo confine era costituito da un muro di bozze d’arenaria, alto due metri e lungo 52 chilometri e delimitava una superficie di 4000 ettari. Dentro c’erano una moltitudine di animali e persino orsi. A custodirla, attenti tutto i birri. L’ingresso al Barco era permesso solo alla famiglia granducale, che ne faceva uso per cacciare o per passare tranquilli momenti . Per chi contravveniva, intrufolandosi al suo interno, erano previste pene severe. Al di fuori di questo limite, l’altra faccia della medaglia. Subordinati chiusi rintanati nei loro rustici vivevano i villani coloro che non avevano beni ma s’affaticavano nel farli nascere e poi non goderli.
Voce2: Tutto passa e tutto si rinnova..molte primavere passarono, come le vittorie contrapposte a dolori e lacrime…arrivò anche la stagione del declino ed il Barco all’inizio del Settecento venne lentamente abbandonato.
Un soffio di vento portò via il suo splendore...
4.Tempo delle macchine e della velocità:
Voce tempo: Affiorano altri ricordi…. La luce comincia ad affievolirsi.. cambiano le forme, i suoni
Voce2:Ora è quello del Campano che scandisce la vita del paese, i rintocchi delle ore si odono netti in tutta la campagna ancora silente rimbalzando tra vigne, oliveti e cappelli di paglia.
Il progredire dell’uomo è ancora lento come lento è il suo incedere, come lenta la povertà che sosta addosso e lente sono le ore intrise di fatica dove i secondi ed i minuti non contano niente.
Voce1:Con gli anni..il rintocco del campano..diventa il ritmo delle macchine..Il mondo cambia, la tecnologia diventa sempre più presente nella vita degli uomini..L’uomo cerca di mettere le briglie al tempo naturale, attraverso le scoperte della scienza..è il tempo della modernità..
Voce1:S’inventa il telegrafo,attraverso il quale si potevano trasmettere messaggi per chilometri.. poi un passo ulteriore fu l’invenzione della radio. .che permise la trasmissione della voce umana, a distanza e senza fili..e poi il cinema dove nei primi esperimenti si vide il riformarsi di un palazzo dalle proprie macerie. Per effetto della tecnica vengono seminate le prime perplessità sulla natura irreversibile del tempo
Voce tempo: Un suono ripetitivo, meccanico..che mi segue, mi rincorre, mi precede...
Voce2: Rimbalzati dagli eventi…tra luci ombre e colori…prima piano e poi veloci..sempre più veloci..velocissimi...
Voce1:In un secolo dove tutto è misurabile, la velocità è diventata elemento per ridurre il tempo e lo spazio, per vivere nell’istante, nel subitaneo o come in un flusso dove il prima e il dopo si confondono. Le grandi distanze si accorciano, così come la percezione dei tempi che le separano.
Voce2 “Il gesto, per noi, non sarà più un momento fermato dal dinamismo universale: sarà, decisamente, la sensazione dinamica eternata come tale” (U. Boccioni).
..movimento, velocità,dinamismo..il nuovo modello di bellezza è l’automobile.
Voce1:Il continuo sviluppo della tecnologia, le lotte sociali, avevano portato un diffuso benessere tra tutti gli strati della popolazione. Si avvertiva questa nuova sensazione di futuro e velocità sia nel tempo impiegato per produrre o arrivare ad una destinazione, sia nei nuovi spazi che potevano essere percorsi, sia nelle nuove possibilità di comunicazione.
L’avvento dei mezzi di trasporto di massa permise alla gran parte della popolazione le escursioni domenicali e la villeggiatura. Il tempo libero diventa quello sottratto al lavoro, agli impegni e alle fatiche.
Voce2:Voglia di andare, di divertirsi, attirati da quei richiami illustrati “che strizzano l’occhio” che invitano a viaggiare a conoscere luoghi.. a copiare stili di vita.
Voce1:Le bellezze artistiche e naturali dell’Italia entrano nell’immaginario collettivo evocate dai manifesti turistici. Risale proprio a quel periodo la realizzazione di Aldo Cigheri di una cartina turistica che con la sua grafia essenziale e comunicativa illustrò Carmignano.
Anni 60, anni del boom economico, della grande rivoluzione dei costumi, della seduzione che irrompe sempre di più in uno stile di vita sempre meno ancorata a principi precostituiti…proiettati in una dolce vita diventata poi troppo spesso amara.

EPILOGO

Se il tempo è divenire e come velo si è adagiato lento o rapido su questa terra, mai sopra vorrei quello di nome errore..
Perché l’errore annulla qualsiasi passato nell’istante in cui arriva a bruciarti qualsiasi futuro.
L’errore azzera il tempo, qualsiasi tempo.(A. Baricco)

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Foto gentilmente concesse da Alberto Sforazzini fotografo - Via Giotto - Poggio a Caiano


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