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Marco Predieri direttore artistico Teatro Lumiere

2012


Giurato
Marco Predieri
Direttore artistico Teatro Lumiere


Marco Predieri è un attore teatrale e giornalista formatosi all'Accademia dei Piccoli di Firenze con il maestro Dino Parretti. Inizia la carriera professionale in seno alla Compagnia Cenacolo dei Giovani, dello scomparso drammaturgo e regista Oreste Pelegatti. In seguito collabora con diverse compagnie nazionali affiancando colleghi quali Mario Martelli, Remo Masini, Manuelita Baylon, Anna Montinari, Claudia Koll e molti altri. Tra le interpretazioni segnalate dalla critica "Nel nome del padre" di Luigi Lunari, "Trappola per topi" di Agatha Christie, "I parenti terribili" di Jean Cocteau, "La notte" di José Saramago, prima e unica rappresentazione in lingua italiana dell'opera. Dal 2010 è direttore artistico del Teatro Lumiere, che ha contribuito a fondare.

Voto e giudizi espressi


Primo posto

Nel complesso artistico il più curato e legato quadro della serata. Nonostante gli "inconvenienti tecnici" della prima sera (per altro comuni a tutti, per cui non valutati). Bella la regia generale. Gli interpreti "figuranti" erano i più "compresi" nei loro ruoli, i più precisi. Il tema inoltre, che poteva essere banale, è stato trattato con originalità usando anche il linguaggio dell'arte.

Secondo posto

Un premio al coraggio di aver scelto un tema difficile e averlo trattato in modo non banale nè patetico ma con poesia e rispetto. Buona la regia teatrale mancava un po' di legame nel complesso degli interpreti "figuranti". E' quasi un primo posto comunque... quasi...

Terzo posto

Il soggetto era forse un po' debole e un po' slegato nella narrazione. Alcune scene di insieme un po' caotiche. Attenzione nella registrazione audio: il bilanciamento tra voce narrante e audio era a tratti sfasato a favore della musica che copriva o mal si integrava con la voce.

Quarto posto

E' stata forse la performance un po' più slegata nel complesso, nell'insieme delle scene presentate. Darei un occhio alla regia, che pur avendo fatto un buon lavoro tende appunto a perdere un po' di omogeneità (e non è solo per via della "prova generale"). Purtroppo un quarto ci vuole e a malincuore...

     

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